Emporio dei vestiti Harambee

Emporio dei vestiti Harambee – “Piccole azioni per un nuovo modo di vivere”

L’Emporio dei vestiti Harambee è nato all’interno del GAS Gruppo di Acquisto Solidale Montimar.

Nella lingua swahili ‘harambee’ significa ‘tutti insieme’. E’ il passaparola quando è necessario intraprendere un lavoro o aiutare una famiglia in difficoltà. Ciascuno offre quello che può, ‘tutti insieme’, tutti danno e tutti ricevono.

L’Emporio dei vestiti è un progetto di solidarietà pratica attraverso la raccolta/scambio di vestiti, scarpe, teleria e oggetti per la casa, giochi per bambini,

Quante volte ci ritroviamo in casa gli armadi pieni di vestiti inutilizzati che non indossiamo più e quanti di noi invece ne avrebbero bisogno?

Noi alla parola bisogno abbiamo voluto dare un significato più ampio:
– Bisogno di dignità per le famiglie che si trovano in condizioni di disagio economico e sociale

– Bisogno di promuovere un’economia circolare che contrasta il consumismo e la fast fashion e che dà l’opportunità di offrire nuova vita ai capi che non si utilizzano più

– Bisogno di relazioni per tutti coloro che intendono attivare reti relazionali e stimolare dinamiche partecipative nella società

Tutti ci possiamo riconoscere in questi Bisogni.

L’Emporio è organizzato in reparti distinti per neonati/e, bambini/e, donne e uomini suddivisi per stagioni. Tutte ciò che si trova negli scaffali è pulito e in buono stato.

Lo scambio è gratuito, così come il lavoro dei volontari.

Per conoscere meglio l’emporio dei vestiti Harambee vi inviatiamo a venirci a trovare come ha fatto la ragazza che ci ha lasciato la sua testimonianza.

Vestirsi gratis? Ora si può!

Comprare abbigliamento usato è la normalità in molti paesi del nord Europa dove esistono piccoli negozi in ogni città in cui è possibile trovare abiti carini a prezzi minimi. Qui in Italia lo “scambio abiti” viene ancora considerata una modalità per gente un po’ fuori dalle righe o un servizio destinato a persone bisognose.

Nulla di più sbagliato! Credo infatti che questo sia un’abitudine molto intelligente nonché utile perché so bene cosa vado a sostenere andando a comprare abiti nuovi, specialmente presso le grandi catene di abbigliamento: inquinamento, manodopera (talvolta sotto pagata), sostegno a un’economia che non mi piace e che per certi versi combatto, bassa qualità dei materiali ed altro ancora.

Tutto questo invece non succede nel nuovo Emporio dei vestiti Harambee a Marzocca. Si tratta di un emporio di abiti usati per ogni misura, esigenza e gusto. Un progetto nato dall’idea del Gas Montimar che è diventato realtà grazie alla sede di via Garibaldi 14 a Marzocca. E’ aperto tutti i sabati dalle 17 alle 19 (in settimana anche su appuntamento chiamando il 353 425 1361).

Io ci sono andata sabato ed è stato molto piacevole parlare con le ragazze che lo gestiscono; erano tutte impegnatissime a offrire vestiti ma anche a riceverne.

Oltre agli abiti poi ho trovato giochi per bambini, piccoli utensili per la casa ed altro. Chiamandoli, se si ha bisogno di qualcosa di particolare, come ad esempio una lavatrice o un armadio o altro, loro si attivano immediatamente e provano a cercarlo per voi. Ugualmente, anche voi potete offrire utensili, elettrodomestici ed altro che non vi serve più.

Io ho preso una coperta molto carina e morbida e una maglia. Non ho speso nulla (seppure ho deciso di fare una mini offerta per l’affitto) e sono uscita con l’impegno che appena avrò abiti da portare lo farò con grande gioia restituendo il favore.

Ah… un’ultima piccola cosa: a differenza dei negozi di abiti alla moda, non mi hanno chiesto il GreenPass. Un motivo in più per definirlo un posto davvero simpatico!

Se volete saperne di più trovate tutte le informazioni qui:

Emporio dei vestiti Harambee,

Via Garibaldi 14, Marzocca

Tel. 353 425 1361

https://www.facebook.com/emporioharambee

Fast fashion: i vestiti che indossiamo che sfruttano le persone e che stanno uccidendo il pianeta

Qual è il prezzo umano di quella maglietta che trova sugli scaffali dei negozi per sette euro? Quante sostanze  nocive, pesticidi e coloranti e quali metodi di produzione vengono usati rilasciano nell’ambiente i grandi fashion retailers?

Il 24 aprile 2013, a Savar, distretto di Dacca, una fabbrica tessile di 8 piani – di cui 3 illegali – è crollata. In questo disastro sono morte 1129 persone. Queste persone cucivano vestiti. Cucivano vestiti 15 ore al giorno, tutti i giorni. Per 60 dollari al mese, perché noi, dall’altra parte del mondo, possiamo comprare una maglietta a 5,99€. Quel giorno, in quella struttura fatiscente di Rana Plaza, si stavano cucendo vestiti di H&M, Zara, Primark, Mango, C&A e molti altri marchi definiti “Fast Fashion”, moda veloce. L’industria del Fast Fashion produce 100 miliardi di nuovi vestiti all’anno. 100 miliardi sono tanti vestiti. Questo studio di Clean Clothes Campaign analizza i diversi costi che concorrono alla produzione di una maglietta venduta al pubblico a 29€. Di questi 29€: 3,40€ è il costo della materiali 3,61€ è il guadagno del brand 1,15€ è il guadagno della fabbrica manifatturiera 0,18€ è il ciò che viene pagato il lavoratore che ha confezionato il capo Tutto il resto si divide in intermediari, trasporto, affitti, profitti dei singoli negozi, personale. Circa il 0,6% del prezzo finale della maglietta va all’operaio tessile. Da Wikipedia: “Il modello di business della Fast Fashion si basa sul desiderio dei consumatori di indossare vestiti sempre nuovi. Per rendere conveniente questa tendenza di rinnovamento continuo, i prodotti della Fast Fashion hanno un prezzo molto più basso e bassa qualità. Come conseguenza, i prodotti di bassa qualità incrementano il consumo eccessivo perché hanno una durata di vita più breve e devono essere sostituite molto più spesso.” E qui il ciclo ricomincia e continua all’infinito. LE ALTERNATIVE ALLA FAST FASHION E ALLO SFRUTTAMENTO ESISTONO.